il «Merendacolo» - "E questa festa di parole in me"

 

E questa festa di parole in me

Poesie per i vent'anni
del «Merendacolo» a Perugia

a cura di John Butcher

Guerra Edizioni, Perugia, 2006
14x21 cm,152 pag
ISBN 978-88-7715-942-7

Ilde Arcelli - Musica
Gladys Basagoitia Dazza
- Madre
Brunella Bruschi - Camicie bianche spiegate
Walter Cremonte - Lungo il Tevere
Antonella Giacon - Non so

Maria Liscio - Sul nascere
Vera Lúcia de Oliveira - Assisi: la creazione
Paolo Ottaviani - Balestrucci
Michelangelo Pascale - Ricordi nel colore

Marta Penchini - Mietitura

Anna Maria Trepaoli - Le lucciole

 (foto di copertina: Arcobaleno a Foligno,

 di Claudio Maccherani)

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 Musica

fende la luce della piazzetta
una musica antica, spazio
improvviso di mutamento
un tempo bello in divenire
e la vita c'è tutta
dentro quel suono

lo percorro dove, con chi
sale un cerchio di nebbia
passa un gattino bianco
si porta via il momento

Ilde Arcelli

Le lucciole

Nella notte
in mezzo al pioppeto
si andava bambini
in cerca di lucciole.
Si fremeva nel buio
alla magia
di quella luce
nella mano:
i sandali pieni di terra
il cuore pieno d'estate.

Anna Maria Trepaoli

 Madre

poiché nei miei sogni
ti incontro
sempre intatta
umana
vera
io non so la tua tomba

non conosco altri fiori
se non quelli che accesero
i tuoi occhi e il tuo alito
quelli che nelle tue mani
lontano dalle tue radici
fiorivano

e nutro
le rose che tu amavi
nella mia canzone

Gladys Basagoitia Dazza

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Camicie bianche spiegate
come il salto di marionette
e il vento della mia danza di
prima invadono il campo:
il cuore non ha scampo, io non
lo interrogo più. Liquido il gioco
e vado via, con lei tiro fuori
l'ironia pungente sono davvero
sola fra la gente che circonda
il mio pianto. Ma il canto
stonato non lo voglio più
e passo alla prossima scena
dove una bancarella vende
la felicità a chi amo.

Brunella Bruschi

Lungo il Tevere

Le buste di plastica, i resti
rimasti sui rami degli alberi

e però quell'incanto
le sponde d'erba che scendono all'acqua
la curva del fiume a Montemolino

(non ho nostalgia dei fiumi, dei laghi
ho nostalgia di come tu li raccontavi)

Walter Cremonte

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Non so
perché ti appartengo
a volte
come una casa ereditata
a volte
come un dolore acuto
tra le scapole
una scissione
dove un tempo
le ali risiedevano

Antonella Giacon

Sul nascere

Perciò non così belle le creature
timidamente urgenti
dal seno della terra, a primavera:
ciascuno porta in sé
sottesa
la propria morte, a farla dubitosa.

Maria Liscio

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Assisi: La Creazione

Assisi non fu edificata con le mani
direttamente nella pietra
Assisi
    nacque prima negli occhi
Assisi è anima che poi si materializzò
così è:
metà fatta
     di creta
metà fatta da sé

l'uomo che liberò la forma
gli uomini che morirono per la forma
la liberarono e morirono solo per metà

l'altra c'era
è

Vera Lúcia de Oliveira

Balestrucci

Toccano le foglie e la memoria
azzurra dell'ellissi
parlano sugli ossidi tra cimase
sgretolate i balestrucci
inquieti sulla smarrita via.
Non chiedono che il nido sfidi l'eterno.
È l'uggia passeggera dello stentato volo
la tegola divelta
i platani bruciati del viale
il crollo subitaneo di quest'ora
a ridere sui tetti tra le antenne

Paolo Ottaviani

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Ricordi nel colore

Ti ho veduta un giorno
in un prato verde esperanto
baciato dal sole
giallo latino

poi ti ho perduta
sul mare blu idraulico
affogata da un tramonto
rosso gasolio

Michelangelo Pascale

Mietitura

Il cielo è vago e fermo,
il vento scandisce
popolari canzoni
e la falce, mossa a metronomo.

Nell'aria l'oro del grano
intride gli abiti di vita.

Il paesaggio si tinge
di ambra e di sole,
dando senso ad azioni ed idee.

Il sudore sui volti
ornati dal tempo,
appare come neonata brezza.

Il cielo è vago e fermo.

Marta Penchini

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PREFAZIONE

 

Per presentare questa nuova antologia di poesia conviene prendere le mosse da un'oscura trattoria della periferia perugina, «Il Cavallino Bianco». Lì, a metà degli anni Ottanta, un piccolo gruppo di amici e conoscenti si dava appuntamento per leggere e commentare le poesie di autori contemporanei; il gruppo vantava anche un nome, un po' troppo altisonante se dobbiamo dire tutta la verità: «Il Cenacolo Giacomo Leopardi».

Alle gioviali discussioni intorno ai tavolini del «Cavallino Bianco» partecipavano quattro poeti perugini, di nascita o d'adozione: Ilde Arcelli, Maria Liscio, Chiara Micci e Michelangelo Pascale. Ascoltavano, intervenivano, davano il loro contributo al cenacolo di provincia. Solo sul finire del 1985, però, gli stessi quattro poeti presero la decisione di distaccarsi dagli altri componenti del «Cenacolo Giacomo Leopardi» e intraprendere una nuova e intellettualmente più impegnata avventura: questa la realtà dietro i natali di quell'associazione che deve reputarsi la più dinamica animatrice della poesia a Perugia e in Umbria nello scorcio dell'ormai vecchio Novecento.

Il nome del gruppo - che adesso si riuniva in casa di Ilde Arcelli - prende origine da una battuta scherzosa. Con l'ospitalità che le è connaturale, la padrona di casa immancabilmente provvedeva a stuzzicare l'appetito dei graditi ospiti - poeti e della sua numerosa famiglia con un tavolo imbandito a dovere: torta al testo, arvoltoli, strufoli, ciaramicola e altre leccornie perugine e non. «Ma questo non è un cenacolo», esclamò un giorno Michelangelo Pascale (a bocca piena), «questo è un "merendacolo"!». Tra risate e nuove espressioni di allegria, la parola piacque a tutti.

Eppure, scherzi a parte, il neonato «Merendacolo» si poneva finalità serie e ambiziose. I soci, che intanto erano sempre più numerosi, credevano (e credono) vivamente nel valore della poesia, nella capacità della parola poetica di rischiarare le zone più buie di una realtà sempre più contorta. Avvertivano un'esigenza impellente di penetrare a fondo, di studiare e arricchirsi vicendevolmente. Certo, di tanto in tanto prevaleva la volontà di esporre le proprie composizioni al giudizio degli altri, di trarre benbeficio dagli spunti e consigli avanzati da quanti prendevano parte alle riunioni a casa Arcelli. Ma allo stesso tempo i «merendacolisti» miravano ad allargare la loro conoscenza della grande tradizione del Novecento. A partire da Saba, Ungaretti, Quasimodo, e altri classici del ventesimo secolo, analizzavano insieme il meglio della lirica novecentesca. In un clima di feconda osmosi, merenda in mano, i soci avviavano dibattiti appassionati e appassionanti, volti a conquistare una più solida conoscenza delle maggiori espressioni della poesia moderna e contemporanea. Caratteristica del gruppo quindi era il desiderio di aggiornarsi criticamente, di sondare orientamenti e voci poetiche diverse. Ed è stato questo stesso desiderio a tenere uniti tutti i «merendacolisti» per una ventina di anni.

Come si è già detto, ai quattro soci iniziali quasi subito se ne erano aggiunti altri: Brunella BruschWalter Cremonte, Antonella Giacon, Gladys Basagoitia, Vera Lúcia de Oliveira, Anna Maria Trepaoli, Paolo Ottaviani, Marta Penchini e tanti altri, soprattutto giovani; il gruppo cresceva, si rinforzava nella sua natura di laboratorio di ricerca sulla parola poetica e sulle sue più compiute concretizzazioni nella realtà italiana del Novecento. Sempre però in un contesto squisitamente privato.

Si deve all'intuito dell'allora Assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Roberto Abbondanza, se «Il Merendacolo» giunse a estendere le sue attività fino ad abbracciare la sfera pubblica. Correva l'anno 1989 e il prof. Abbondanza chiamava i «merendacolisti» a Palazzo dei Priori per rendere omaggio al più amato poeta della storia perugina, Sandro Penna. E non soltanto. Dal Comune infatti venne l'incarico di organizzare mensilmente tutta una serie di serate consacrate alla lirica contemporanea: così s'inaugurava un periodo d'oro nel panorama culturale del capoluogo umbro. A riprova basti sfogliare l'elenco completo degli uomini e donne di lettere che accettarono di recarsi a Palazzo dei Priori (cfr. l'appendice al presente volume). All'appello risposero tutti i maggiori protagonisti della poesia italiana contemporanea, lieti di dare il loro sostegno a un'iniziativa di indiscutibile validità letteraria. I primi a venire, salutati da platee a volte affollatissime, furono Valerio Magrelli, Giovanni Giudici, Luciano Erba, Paolo Ruffilli, Elio Pecora, Mario Luzi, Dario Bellezza, a cui seguirono Maria Luisa Spaziani, Gianni D'Elia, Franco Fortini, Maurizio Cucchi, Andrea Zanzotto, Franco Scataglini, Giovanni Raboni, Franco Loi, Attilio Bertolucci e tanti altri. A queste presenze di grande prestigio, poi, si sommava un'attività parallela di presentazione di poeti locali e di studi personali dei vari soci, sicché storicamente non si può non riconoscere al «Merendacolo» un ruolo di primissimo piano nella promozione della cultura letteraria nel corso dell'ultimo decennio del Novecento perugino e umbro.

Purtroppo anche «Il Merendacolo» attraversò poi una fase di crisi. Qualche anno fa gli incontri a Palazzo dei Priori subirono un'interruzione per una serie di problemi organizzativi ed economici; la voce pubblica dell'associazione si fece fioca (non certo per un venir meno della compattezza intellettuale del gruppo). Ma ora, dopo i necessari riassestamenti, i «merendacolisti» hanno intenzione di tornare in gioco. Questa antologia vuole rappresentare un primo passo verso la necessaria riappropriazione di quel ruolo centrale che il gruppo ha rivestito a lungo nell'Umbria culturale. Una scelta di versi quindi che da un lato mette in luce il fior fiore di quanto i soci dell'associazione vanno pubblicando nei loro volumi individuali da vent'anni e passa, e dall'altro lato fornisce un rigoglioso raccolto di inediti.

E oggettivamente bisogna convenire che sul piano della qualità tutti i poeti qui antologizzati raggiungono un livello medio-alto. Anzi, più di uno meriterebbe attenzione da parte dei principali editori nazionali. Che ciò avvenga assai raramente per chi risiede in provincia e non frequenta assiduamente gli uomini di potere, può darsi che sia un'osservazione superflua. Rimane per ora un semplice augurio, come del resto si vuole augurare che l'uscita del presente volume dia luogo ad un accentuarsi di interesse nei confronti della cultura letteraria in Umbria. Troppo spesso si è portati a fermare lo guardo altrove. Eppure così facendo ignoriamo le bellezze che ci stanno davanti. Più di una di queste poesie dischiuderà nuovi orizzonti ai lettori attenti. Molte riservano quel proverbiale «brivido», un insolito e sfuggente attimo di totalità. Dalla poesia non si deve pretendere altro.

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by Claudio Maccherani, 2007