il «Merendacolo» - "E questa festa di parole in me" |
E
questa festa di parole in me |
(foto di copertina: Arcobaleno a Foligno, di Claudio Maccherani) |
fende
la luce della piazzetta lo
percorro dove, con chi Ilde Arcelli Nella
notte Anna Maria Trepaoli |
poiché nei miei sogni Gladys Basagoitia Dazza |
Camicie
bianche spiegate Brunella Bruschi |
Le
buste di plastica, i resti e
però quell'incanto (non
ho nostalgia dei fiumi, dei laghi Walter Cremonte |
Non
so Antonella Giacon |
Perciò
non così belle le creature Maria Liscio |
Assisi
non fu edificata con le mani l'uomo
che liberò la forma l'altra
c'era Vera Lúcia de Oliveira |
Toccano
le foglie e la memoria Paolo Ottaviani |
Ti
ho veduta un giorno poi
ti ho perduta Michelangelo Pascale |
Il
cielo è vago e fermo, Nell'aria
l'oro del grano Il
paesaggio si tinge Il
sudore sui volti Il cielo è vago e fermo. Marta Penchini |
PREFAZIONE
Per presentare questa nuova antologia di poesia conviene prendere le mosse da un'oscura trattoria della periferia perugina, «Il Cavallino Bianco». Lì, a metà degli anni Ottanta, un piccolo gruppo di amici e conoscenti si dava appuntamento per leggere e commentare le poesie di autori contemporanei; il gruppo vantava anche un nome, un po' troppo altisonante se dobbiamo dire tutta la verità: «Il Cenacolo Giacomo Leopardi». Alle gioviali discussioni intorno ai tavolini del «Cavallino Bianco» partecipavano quattro poeti perugini, di nascita o d'adozione: Ilde Arcelli, Maria Liscio, Chiara Micci e Michelangelo Pascale. Ascoltavano, intervenivano, davano il loro contributo al cenacolo di provincia. Solo sul finire del 1985, però, gli stessi quattro poeti presero la decisione di distaccarsi dagli altri componenti del «Cenacolo Giacomo Leopardi» e intraprendere una nuova e intellettualmente più impegnata avventura: questa la realtà dietro i natali di quell'associazione che deve reputarsi la più dinamica animatrice della poesia a Perugia e in Umbria nello scorcio dell'ormai vecchio Novecento. Il nome del gruppo - che adesso si riuniva in casa di Ilde Arcelli - prende origine da una battuta scherzosa. Con l'ospitalità che le è connaturale, la padrona di casa immancabilmente provvedeva a stuzzicare l'appetito dei graditi ospiti - poeti e della sua numerosa famiglia con un tavolo imbandito a dovere: torta al testo, arvoltoli, strufoli, ciaramicola e altre leccornie perugine e non. «Ma questo non è un cenacolo», esclamò un giorno Michelangelo Pascale (a bocca piena), «questo è un "merendacolo"!». Tra risate e nuove espressioni di allegria, la parola piacque a tutti. Eppure, scherzi a parte, il neonato «Merendacolo» si poneva finalità serie e ambiziose. I soci, che intanto erano sempre più numerosi, credevano (e credono) vivamente nel valore della poesia, nella capacità della parola poetica di rischiarare le zone più buie di una realtà sempre più contorta. Avvertivano un'esigenza impellente di penetrare a fondo, di studiare e arricchirsi vicendevolmente. Certo, di tanto in tanto prevaleva la volontà di esporre le proprie composizioni al giudizio degli altri, di trarre benbeficio dagli spunti e consigli avanzati da quanti prendevano parte alle riunioni a casa Arcelli. Ma allo stesso tempo i «merendacolisti» miravano ad allargare la loro conoscenza della grande tradizione del Novecento. A partire da Saba, Ungaretti, Quasimodo, e altri classici del ventesimo secolo, analizzavano insieme il meglio della lirica novecentesca. In un clima di feconda osmosi, merenda in mano, i soci avviavano dibattiti appassionati e appassionanti, volti a conquistare una più solida conoscenza delle maggiori espressioni della poesia moderna e contemporanea. Caratteristica del gruppo quindi era il desiderio di aggiornarsi criticamente, di sondare orientamenti e voci poetiche diverse. Ed è stato questo stesso desiderio a tenere uniti tutti i «merendacolisti» per una ventina di anni. Come si è già detto, ai quattro soci iniziali quasi subito se ne erano aggiunti altri: Brunella BruschWalter Cremonte, Antonella Giacon, Gladys Basagoitia, Vera Lúcia de Oliveira, Anna Maria Trepaoli, Paolo Ottaviani, Marta Penchini e tanti altri, soprattutto giovani; il gruppo cresceva, si rinforzava nella sua natura di laboratorio di ricerca sulla parola poetica e sulle sue più compiute concretizzazioni nella realtà italiana del Novecento. Sempre però in un contesto squisitamente privato. Si deve all'intuito dell'allora Assessore alla Cultura del Comune di Perugia, Roberto Abbondanza, se «Il Merendacolo» giunse a estendere le sue attività fino ad abbracciare la sfera pubblica. Correva l'anno 1989 e il prof. Abbondanza chiamava i «merendacolisti» a Palazzo dei Priori per rendere omaggio al più amato poeta della storia perugina, Sandro Penna. E non soltanto. Dal Comune infatti venne l'incarico di organizzare mensilmente tutta una serie di serate consacrate alla lirica contemporanea: così s'inaugurava un periodo d'oro nel panorama culturale del capoluogo umbro. A riprova basti sfogliare l'elenco completo degli uomini e donne di lettere che accettarono di recarsi a Palazzo dei Priori (cfr. l'appendice al presente volume). All'appello risposero tutti i maggiori protagonisti della poesia italiana contemporanea, lieti di dare il loro sostegno a un'iniziativa di indiscutibile validità letteraria. I primi a venire, salutati da platee a volte affollatissime, furono Valerio Magrelli, Giovanni Giudici, Luciano Erba, Paolo Ruffilli, Elio Pecora, Mario Luzi, Dario Bellezza, a cui seguirono Maria Luisa Spaziani, Gianni D'Elia, Franco Fortini, Maurizio Cucchi, Andrea Zanzotto, Franco Scataglini, Giovanni Raboni, Franco Loi, Attilio Bertolucci e tanti altri. A queste presenze di grande prestigio, poi, si sommava un'attività parallela di presentazione di poeti locali e di studi personali dei vari soci, sicché storicamente non si può non riconoscere al «Merendacolo» un ruolo di primissimo piano nella promozione della cultura letteraria nel corso dell'ultimo decennio del Novecento perugino e umbro. Purtroppo anche «Il Merendacolo» attraversò poi una fase di crisi. Qualche anno fa gli incontri a Palazzo dei Priori subirono un'interruzione per una serie di problemi organizzativi ed economici; la voce pubblica dell'associazione si fece fioca (non certo per un venir meno della compattezza intellettuale del gruppo). Ma ora, dopo i necessari riassestamenti, i «merendacolisti» hanno intenzione di tornare in gioco. Questa antologia vuole rappresentare un primo passo verso la necessaria riappropriazione di quel ruolo centrale che il gruppo ha rivestito a lungo nell'Umbria culturale. Una scelta di versi quindi che da un lato mette in luce il fior fiore di quanto i soci dell'associazione vanno pubblicando nei loro volumi individuali da vent'anni e passa, e dall'altro lato fornisce un rigoglioso raccolto di inediti. E oggettivamente bisogna convenire che sul piano della qualità tutti i poeti qui antologizzati raggiungono un livello medio-alto. Anzi, più di uno meriterebbe attenzione da parte dei principali editori nazionali. Che ciò avvenga assai raramente per chi risiede in provincia e non frequenta assiduamente gli uomini di potere, può darsi che sia un'osservazione superflua. Rimane per ora un semplice augurio, come del resto si vuole augurare che l'uscita del presente volume dia luogo ad un accentuarsi di interesse nei confronti della cultura letteraria in Umbria. Troppo spesso si è portati a fermare lo guardo altrove. Eppure così facendo ignoriamo le bellezze che ci stanno davanti. Più di una di queste poesie dischiuderà nuovi orizzonti ai lettori attenti. Molte riservano quel proverbiale «brivido», un insolito e sfuggente attimo di totalità. Dalla poesia non si deve pretendere altro. |