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Vera Lúcia de Oliveira (Maccherani)
Fara Editore, Santarcangelo di Romagna (RN), 2005
«Premio Internazionale di Poesia "Pier Paolo Pasolini", III edizione, Roma, 2006»
opera nella TERNA dei migliori libri di poesia pubblicati in Italia nel 2005
Roma, 1 novembre 2006 |
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(foto Claudio Maccherani) |
Vera, Durs Grünbein, Patrizia Cavalli (foto Claudio Maccherani) |
Vera, Dacia Maraini (foto Claudio Maccherani) |
Vera, Martha Canfield (foto Claudio Maccherani) |
Vera, Alessio Brandolini (foto Claudio Maccherani) |
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Vera Lúcia de Oliveira è nata in Brasile, i nonni materni erano immigrati italiani. L’esordio poetico risale al 1983, lo stesso anno in cui vince una borsa di studio per l’Italia e si trasferisce a Perugia, dove tutt’ora vive, pur insegnando all’Università di Lecce. Verrà l’anno (Fara, Santarcangelo di Romagna 2005) è il suo ultimo lavoro poetico, scritto direttamente in italiano. Una specie di poemetto dove i testi si susseguono senza titolo, né punteggiatura, né maiuscole (restano solo i punti interrogativi), dove la voce del singolo diventa voce collettiva, che può essere di ciascuno di noi, o di tutti, una voce corale. Il bilinguismo di Vera Lúcia de Oliveira, e potremmo aggiungere il suo "biculturalismo", si traduce in ampliamento degli strumenti per comprendere il mondo, per penetrare i segreti dell’uomo, soprattutto il suo dolore. La lingua parlata è il filo con il quale il poeta tesse il “discorso comune”: la voce intensa e pacata che parla per ogni uomo, così com’era all’origine della poesia. Allora il trascorrere della vita, dei giorni è il centro (il cuore) di queste poesie brevi ed essenziali, eppure così articolate da sembrare racconti in miniatura. Se la grande tradizione della poesia in lingua portoghese è ovviamente presente, le assillanti domande di Verrà l’anno e il tono a volte volutamente ingenuo e ripetitivo, un po’ sconnesso, fanno venire in mente il primo Palazzeschi e i poeti dialettali italiani del novecento, soprattutto Raffaello Baldini. Di solito la poesia si nutre di silenzi, qui è il contrario: la casa-poesia di Vera Lúcia de Oliveira è fitta di voci e suoni, di rumori provenienti dalla strada, è affollata di mani e di volti. Dalle poesie di questo poemetto che si proietta verso il futuro - eppure legatissimo al passato e alla memoria - si staglia in controluce un mondo fiabesco e fortemente lirico, legato alla purezza e alle visioni dell’infanzia. Francesco Agresti Alessio Brandolini Martha Canfield Maurizio Cucchi Tulio De Mauro Biancamaria Frabotta Dacia Maraini Roma, 1° novembre 2006
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(by Claudio Maccherani )