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"Alice" - Francesco De
Gregori, 1973
pare
che piova fuori è il primo gennaio
pare che ci sia festa che scoppino i botti
io qui mi copro bene è freddo
ho costruito una cuccia tutta pronta
per le tempeste adesso nulla
più accadrà che non saprò risolvere
da sola
lettura di "pare che piova..."(Vera Lúcia de Oliveira)
lettura di
"in questa casa..." (Vera Lúcia de Oliveira)
in
questa casa metto le fotografie al rovescio
così esse faranno cadere dalle poltrone i loro morti
protesteranno ma poi capiranno che non si può
stare immobili su questi nuovi divani e incominceranno
a raccontarsi tutto quello che hanno visto
per decenni fermi nelle loro cornici
la
mia mamma
mi cullava quando ridiventavo bambina
lei sapeva che ero adulta ma stava al gioco
io sapevo che lei sapeva e pensavo
dove mai potrò trovare una mamma
così burlona?
lettura di "la mia mamma..." (Vera Lúcia de Oliveira)
lettura di "ci sono momenti..." (Vera
Lúcia de
Oliveira)
ci
sono momenti in cui cresciamo fuori e ci vedono
ci sono momenti in cui cresciamo dentro e solo
noi vediamo e siamo più grandi di un palazzo
e più grandi di una balena e nessuno dico nessuno
è capace di vedere quanto siamo cresciuti
mio
padre ci comprava i botti
ma io avevo paura
che scoppiassero e dal dolore
piangessero e poi di notte
venissero a dirci perché mi avete
da dentro spento il colore?
lettura di "mio padre..." (Vera
Lúcia de
Oliveira)
lettura di "era una bambina..." (Vera
Lúcia de
Oliveira)
era
una bambina sveglia
non aveva paura di nulla diceva
tanto i lupi non ci stanno sui campi
abitano dentro le favole lì possono
mangiare le bambine lì possono
mangiare tutto quello che vogliono
c’è
una goccia in cucina
che misura i secondi
non uno va via
senza che lei lo conti
lettura di "verrà l'anno..." (Vera
Lúcia de
Oliveira)
verrà
l'anno dicevi ma io
gustavo le pareti spoglie
senza addobbi le luci
a colori fuori erano
piccoli occhietti un po'
aperti un po' spenti
Alla
fine «l’anno nuovo è entrato…» senza che la porta neanche se ne
accorgesse, è entrato nella casa cuccia «tutta pronta per le tempeste»
di Vera Lúcia, dopo che i cani della notte erano già fuggiti lontano,
strappando le catene per paura dei botti. È venuto, l’anno. Dopo che
tutto intero, fino in fondo, era trascorso quello precedente, un istante,
spossante come un millennio. (......)
Nella
casa ci sono cuscini, lettoni e lettini, piumoni, e poco altro «…perché
ci sia/ posto anche per noi»: in cucina, una sola goccia «…che
misura i secondi/ non uno va via/ senza che lei lo conti», amplificando
il silenzio; (.....)
Una
casa spoglia, ma piena di presenze scelte, addomesticate che accompagnano
la solitudine senza violarla: (.....)
Questa
casa è un’arca per animali scompagnati e oggetti raminghi, complici
semplificati, ricondotti alla loro essenza, ai profili scarni e precisi
delle loro anime, con cui guarire da tutti i diluvi (.....)
È
la casa «bella davvero» di Vinicius de Moraes e Sergio Endrigo, la casa
«con dentro famiglia» di Vivian Lamarque (.....)
La
casa del poeta: colui che costantemente migra, sempre e comunque solo, «in
due lingue» o in nessuna, perché forse non esistono poeti fuori dal
silenzio dei cuori, come dice Fernando Pessoa. La casa di Vera Lúcia è
proprio quel silenzio, nel suo cuore di poeta.
Dove
l’anno, con noi, deve entrare con discrezione per non distruggerne la
leggerezza, il fragile equilibrio dei palpiti nella «culla di carta delle
parole» che ci rende felici.
Il
14
ottobre 2006, nel palazzo comunale di Messina, si è tenuto un incontro in
memoria della prof.ssa Grazia Pia Basile, con la presentazione del libro;
il
15 ottobre 2006, a Villa San Giovanni (RC), Vera è stata la "madrina
della luce" della "Giornata nazionale del diabete
2006".