(mini) Intervista a
Vivian Lamarque
fatta il 14/12/1992 da
Vera Lúcia de Oliveira
(Maccherani),
(nell'ambito di "Poesia a Palazzo
dei Priori" del Merendacolo di Perugia e pubblicata sulla
Revista da APIESP - Associação de Professores de Italiano do Estado de
São Paulo, Insieme, n.7, San Paolo, Brasile, 1998-1999,
pp.26-27)
Vivian
Lamarque è nata a Tesero (Trento) il 19 aprile 1946, ma dall'età di nove mesi
vive a Milano. Ha pubblicato Teresino (Soc. di Poesia & Guanda, 1981, Premio
Viareggio Opera Prima), Il signore d'oro (Crocetti, 1986), Poesie dando del lei
(Garzanti, 1989), Il libro delle ninna nanne (Paoline, 1989), La bambina che
mangiava i lupi (Mursia, 1992), La bambina di ghiaccio (Ed. Elle, 1992; edizione
artistica francese La petite fille de glace, Ipomée e Albin Michel, 1992),
Il
signore degli spaventati (Pegaso, 1992, Premio Montale 1993), La bambina senza
nome (Mursia, 1993) e Una quieta polvere (Mondadori, 1996, Premio Ostia Antica
di Poesia). Ha tradotto Valéry (1984) e Baudelaire (1987).
-
La
tua poesia è lieve, tenue, fatta di parole e versi di grande comunicazione.
E tuttavia, nella sua apparente semplicità, essa è carica di profondi
significati, talvolta densa di un dolore che ci arriva nel più profondo
dell'anima. Ma che cos'è per te la poesia, che significato ha nella tua
vita?
Mi
piace "fare" poesia, "leggere" poesia, non molto
"parlare" di poesia. Veramente non mi piace parlare di quasi nulla,
insomma non mi piace parlare. Con questo mi sto già avvicinando alla tua
domanda: tutte le parole che nei giorni nei mesi negli anni non dico, si mettono
in fila nel mio pennino, aspettano pazientemente di diventare scrittura.
Anche
le mie prime poesie - avevo dieci anni - sono nate così, e da un trauma. Un
trauma nondetto, trattenuto, mi ha messo in mano per la prima volta la penna. Da
lì quel dolore che tu hai percepito. Le mie poesie fanno piangere e ridere.
Come dice Ceronetti, "l'eccesso di pena sorride".
Ho
scritto quattro libri di poesie, gli ultimi compongono una trilogia
sull'esperienza della mia terapia junghiana: psicanalisi in versi!
-
In
Italia la letteratura infantile non è molto diffusa e sono pochi i poeti e
gli scrittori che hanno fatto libri anche per bambini. Tu te ne sei occupata
(e qui cito, ad esempio, il tuo bellissimo Libro delle Ninne Nanne). Puoi
dirci qualcosa sulla letteratura infantile in Italia? C'è qualche
pregiudizio da parte degli intellettuali su questo tipo di scrittura?
Sì,
scrivo anche per l'infanzia e, come giustamente hai osservato, in Italia non è
molto frequente che scrittori "per grandi" scrivano anche per bambini.
Per me è invece del tutto naturale scrivere poesie e fiabe. L'infanzia, che dal
1946 ho tuttora IN CORSO, mi detta le une e le altre.
Nel
mio Libro delle ninne nanne (365, una per ogni notte dell'anno) i registri sono
molteplici: c'è ad esempio quello del trascorrere del tempo (ninna-nanna della
magia / cento anni fa c'era un bambino / oggi al suo posto c'è un vecchiettino),
e ci sono anche quelli del dolore e della morte. Conosci le splendide
ninne-nanne raccolte da Garcia Lorca? Ce ne sono di terribili, te ne cito una:
Este
galapaguito
no
tiene madre
lo
perió una gitana
lo
echó a la calle.
Ho
scritto fiabe: La bambina che mangiava i lupi (rovesciamento di Cappuccetto
Rosso), La bambina di ghiaccio, La bambina senza nome. E ho iniziato
Il bambino
che lavava i vetri, quanti se ne incontrano a Milano, ai semafori.
Concludo
con parole di Kafka: "tutte le fiabe sono uscite dalla profondità del
sangue e della paura".
Vera
Lúcia de Oliveira, Perugia, 14 dicembre 1992
(Vivian
Lamarque)
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