Traduzione di Miei
cari vivi:
Francesca Degli Atti, Vera Lúcia
de Oliveira, Maria Eugenia Verdaguer
Traduzione della Breve antologia: Vera Lúcia
de Oliveira
Multimedia Edizioni
Salerno, 2004
15x21
cm, 128 pag,
ISBN: 88-86203-39-X, 10 €
copertina di Pier Paolo Iagulli
"Miei cari vivi" - Carlos Nejar - Vera Lúcia de Oliveira, 2004
Foi
difícil. Foi
difícil habituar-me
a viver só no Túnel.
Esperava uma lâmpada
ou algo que de repente
iluminasse.
Mas o Túnel
tinha suas preocupações,
metamorfoses.
È
statodifficile. Sì,
difficile abituarmi
a vivere solo nel Tunnel.
Attendevo una lampada
o qualcosa che all’improvviso
illuminasse.
Ma il Tunnel
aveva le sue preoccupazioni,
metamorfosi.
Meus
estimados mortos,
cheguei a viver
por misericórdia
como um móvel
na parte da sombra
Miei
cari morti,
vissi persino
per misericordia,
come un mobile
nell’angolo in ombra.
Tenho
saudade
do que amei
e às vezes,
miraculosamente,
do que não amei,
porque tudo dói
nos ossos.
E
quando
se vive no Túnel,
um olha
para o outro
e só vê
o Túnel,
um esquece
ao outro
porque vê
o Túnel.
O imposto de renda,
os olhares lúbricos, os
lucros e perdas:
o túnel do Túnel.
Ho
nostalgia
di ciò che amai
e a volte,
miracolosamente,
di ciò che non amai,
perché tutto duole
nelle ossa.
E
quando
si vive nel Tunnel,
uno guarda
l’altro
e vede solo
il Tunnel,
uno dimentica
l’altro
perché vede
il Tunnel.
L’imposta dei redditi,
gli sguardi lubrici,
i guadagni e le perdite:
il tunnel del Tunnel.
Questi
versi emblematici ci danno una delle chiavi di accesso all’intenso e bel
libro di Carlos Nejar che
presentiamo ora ai lettori italiani. (...)
Paiol da Aurora, Guarapari, ES -
foto Claudio Maccherani, 2003
Sebbene
nel titolo dell’opera il poeta si rivolga direttamente ai “vivi”,
sono tuttavia i “morti” che, subito all’inizio del poema,
instaurando una bipolarità fra i due termini, egli interpella.(…) E
il tunnel è metafora dell’incomunicabilità che regna al nostro tempo,
della disaffezione e della mancanza di solidarietà, dell’alienazione
dell’individuo: E eu nada mais / sabia de mim[1]
(E io null’altro / sapevo di me.). Il tunnel è anche la nostra
angoscia, è l’uomo solo, con il suo egotismo, i suoi timori, le sue
ansie. Il tunnel è dentro e fuori di noi, è nel nostro mondo di
indifferenti al dolore altrui, nella violenza che ci circonda e contro la
quale, spesso, non ci opponiamo abbastanza. (…)
I morti sono i burocrati, i conformisti, i soddisfatti, gli alienati, i
neutrali, gli indifferenti, quelli dagli "occhi fissi", i
“previdenti", quelli che rinviano sempre, quelli che già sono
sterili e morti e non se ne sono accorti. (…) E
i vivi? I vivi sono, al contrario, gli “infedeli” al tunnel, i non
conformati, quelli che piangono e hanno freddo e paura, sono una
comunidade / sob o Túnel, / aldeia mínima. / Como as formigas (una
comunità / sotto il Tunnel, / paese minimo. Come le formiche), che il
poeta scopre solo quando incomincia ad uscire da se stesso e a percepire
la realtà instabile e varia attorno a lui. I vivi sono rari, precari,
fragili. (…) Nonostante
la densità che contraddistingue la sua poetica, il linguaggio è
sostanziale, sobrio e conciso. Nejar usa un codice condiviso dalla
comunità, non una lingua iniziatica, per soli eletti. Avendo pubblicato
la prima raccolta nel 1960, nel periodo di apogeo della poesia concretista
lanciata da Décio Pignatari, Haroldo e Augusto de Campos con lo
sperimentalismo che radicalizza l’esperienza modernista di Oswald de
Andrade, Nejar si inaugura poeta controcorrente, moderno e classico, in
cui si avvertono echi di João Cabral de Melo, di Murilo Mendes, di Jorge
de Lima. (…) Al lettore italiano presentiamo dunque
un testo rappresentativo di tutto un periodo fondamentale dell’opera di
Nejar, non a caso collocato, nella nuova edizione delle sue opere
complete, come libro di apertura del percorso poetico ed esistenziale di
tutta una vita. La traduzione qui presentata è impegnativa e fedele alle
scelte linguistiche e stilistiche dell’autore senza per questo
appiattirsi ad un mero calco del testo in portoghese. Al libro Miei
cari vivi ho aggiunto, in fondo, una breve e molto personale antologia
(ma quale antologia non è soggettiva?) di alcuni dei testi più vigorosi
e intensi di Nejar.
dall'introduzione
di Vera Lúcia de Oliveira
Una ulteriore selezione di poesie del libro è pubblicata nel numero
1 della rivista
on line Fili d'Aquilone
alcune
tesi di laurea dell'Università del Salento di Lecce sull'opera di Carlos
Nejar:
Carlos Nejar: "A sombra e a
luz" di Maria Antonietta Greco, 2007
E as palavras também éram crianças di Sandra Stifanelli, 2009