Anna Grazia
D'Oria
"La
guarigione"
La stampa del volumetto,
gradevolissimo, è il donativo del premio giunto alla diciannovesima edizione,
che ha come Presidente Raffaele Crovi.
L'autrice è brasiliana e insegna letteratura Portoghese e Storia della
Cultura Brasiliana all'Università di Lecce, ma l'italiano è ormai la lingua
in cui pensa e scrive.
Dichiara ne La guarigione, poesia che dà il nome a tutta la raccolta:
"ma la guarigione sta - disse / nei lembi che asporti di te / con la
fedeltà chirurgica / della memoria" e questo assunto lei porta
avanti, fino all'ultimo verso.
Il libro, quindi, è di dolore.
Nella prefazione Vincenzo Guarracino nota: "L'io che parla in questi versi, versi "pensanti", e pensati con
ilare dolentia, è un io che contempla l'attraversa-mento di un'esperienza
di dolore, l'emergenza di una ferita, e in questo spazio costruisce tra pianto
e canto ..". Ed insiste il prefattore sul "flusso di canto" che
è quasi un balsamo, su “altri suoni, che dicono
di una disposizione nuova e forse fiduciosa verso il viaggio
dell’esistenza".
Però io vedo altro. Non "l'ilare dolentia" ma solo un ritmo intimo,
infinito scavo in sé che diventa anche comunione con gli altri dolori della
natura. L'esortazione a sprofondare nel fondale per trovare "ciò
che nasconde", c'è addirittura "l'ansia di rovistare / sul flusso
denso del liquido / che non poteva sgorgare".
Guarire è scendere, coscientemente e sempre più in profondità dentro di sé
e nelle cose dolenti che ci circondano. E la parola poetica è solo il mezzo
per comunicare agli altri questa ostinata ricerca. Sapere di indagare il
fondo, praticare l'indagine a qualsiasi costo, è l'imperativo categorico.
Insomma, analizzare il dolore proprio e quello degli altri, in comunione con
gli altri, continuando a soffrire, è la guarigione stessa.
(Anna Grazia
D'Oria, "La guarigione", in L'immaginazione, n.15, Lecce,
Italia, 02-03/2001, pp.54-55)
Fara
editore
"Le tessere di
Vera Lúcia de Oliveira"
È fresca di stampa La guarigione, l'ultima
raccolta poetica di Vera Lucia de Oliveira, con studi in Brasile (sua patria)
e dottorato in Italia ove attualmente insegna presso l'Universita' di Lecce.
Il volume, edito dalla Associazione Culturale la Fenice, e' il premio per il
vincitore del Premio Spiaggia di velluto - Senigallia (tel. 071-64815). I
versi sono brevi, asciutti, ricchi di echi incisivi: " (...) le parole
non dette - disse / crescono come tumori"; "non avevo che parole /
per salire sugli scogli / da lì saltavo nel vuoto / cadendo piano sui
fogli"; "ho rubato dolore dai muri / per vederli da dentro / più
scorticati erano / più arrivavo in centro". La parole sembrano essersi
accumulate fino a richiedere un'uscita, ma escono solo quelle poche tessere
utili a comporre un'immagine concentrata in estensione ma di grande profondità, anzi di grandi
profondità che danno a quella forma essenziale di
poche tessere riverberi insoliti e abbaglianti: " (...) tutto quello che
dimentichi / ti corrode l'occhio"; "(...) lasciavi i denti del buio
/ mangiarci fino al midollo". Sono versi che si imprimono come haiku che
la memoria ama ricordare per scoprirne i sensi nuovi.
("Le tessere di
Vera Lucia de Oliveira", Fara News - Mensile di informazione
culturale, Fara Editore,
Santarcangelo diRomagna, Italia, n.14, 14/2/2001, http://www.faraeditore.it/faranews/14.shtml#3)
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Poesia
(by
Claudio Maccherani
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