La
guangione, la raccolta
di Vera Lùcia de Oliveira, si presenta come una essenziale interrogazione
in sette stazioni intorno al tema del male e alla funzione della poesia
condotta con la misura sobriamente epigrammatica di chi i suoi sentimenti
piuttosto che esibirli con compiaciuto narcisismo ama circonfonderli di
pudore e discrezione. Il titolo, innanzitutto: la guangione dice
di un acquisto e di un approdo, di un itinerario e di una maturazione, di
una ricomposizione e di una rimarginazione, al termine di una notte del
senso e dell'anima.
L'io che parla in questi versi, versi "pensanti", e pensati con
ilare dolentia, è un io che contempla l'attraversa-mento di un'esperienza
di dolore, l'emergenza di una ferita, e in questo spazio costruisce tra pianto
e canto una sorta di energetico corto-circuito semantico, fino
ad attingere e definire, nel minuscolo ma musicalissimo intervallo tra il
non detto e il silenzio, una concezione molto personale del valore
catartico e salvifico del linguaggio, di un linguaggio proteso sull'abisso
("parole / per salire sugli scogli") e tutto fatto di parole
minuscole, di dimessa quotidianità e devozione al male luminoso della
vita, al deposito di "buio" capace di tramutarsi in "flusso
di canto".
Quando questo avviene (e avviene di frequente), ci troviamo di fronte a
versi di notevole bellezza e suggestione, talvolta addirittura memorabili:
come quando la poetessa s'incanta di fronte al volo degli uccelli,
metaforico emblema di liberta e insieme disperazione ("se ne vanno
gli uccelli / ammalati di tempo / carichi di altri luoghi / lieti del
mutamento"), o quando, rivolgendosi al proprio poetico nume tutelare,
Giorgio Caproni, protesta la propria inadeguatezza e dismisura
("perché a me solo parole I per denudare la vita / se lo scopo del
poeta / è curare la ferita?").
Praticata come un balsamo ed un pharmakon, la poesia si rivela cosi
come un progressivo appressamento e insieme distanziamento, in un
drammatico confronto con le figure e situazioni del proprio romanzo
familiare, cresciute per adozione, per frammenti sucessivi, nel cardiaco
ritmo eptasillabico di un’attenzione alla vita e ai suoi momenti più
strazianti, fino ad attingere in conclusione “altri suoni”, che dicono
di una disposizione nuova e forse fiduciosa verso il viaggio
dell’esistenza.
Vincenzo
Guarracino
Recensioni:
Antônio Lázaro de Almeida Prado, “Maestria Poética”, in Voz
da Terra, Assis (São Paulo), 29/11/2000, p. 9; Idem, “Louvando quem
bem merece”, in Voz da Terra,
20/11/2000, p. 7; “Le tessere di Vera Lúcia de Oliveira”, in Mensile
di Informazione Culturale, Fara Editore, n. 14, 02/2001; Anna Grazia
D’Oria, “La guarigione”, in L’immaginazione,
n.175, 02-03/1001, pp. 54-55.