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A
minha poesia não fala nada
A minha poesia
não fala nada
a minha poesia é muda
tudo já foi dito
a minha poesia não vai anunciar nem
[mesmo a minha morte
no meu país ela se confunde com as
[letras de jornais
que anunciam a venda
de um terreno
uma palavra (não morta)
anêmica como essa manhã de maio
inútil pra levantar um poste
replantar uma floresta
ninar uma criança morta
a minha poesia não diz nem mesmo onde
[estão meus dedos
meus olhos
minhas mãos paradas |
La mia poesia non dice nulla
La mia poesia non
dice nulla
la mia poesia è muta
tutto è stato detto
la mia poesia non annuncerà neppure
[la mia morte
nel mio paese essa si confonde coi
[caratteri dei giornali
che annunciano la vendita
di un terreno
una parola (non morta)
anemica come questa mattina di maggio
inutile per alzare un palo
piantare una foresta
carezzare un bambino morto
la mia poesia non dice neanche dove sono
[le mie dita
i miei occhi
le mie mani vuote |
O
útero
Em outubro todas
as cores me exilam,
as folhas que piso me corroem
Nasci em um país
que não muda quase
cara
Aprende-se a morte em país perpétuo?
A velhice é uma
lição
diária
As folhas que
piso
perfuram-me
Adoecer é sonhar
o útero |
L'utero
In ottobre tutti i
colori mi esiliano,
le foglie che calpesto mi corrodono
Sono nata in un paese
che non cambia quasi
volto
Si impara la morte in un paese perpetuo?
La vecchiaia è una
lezione
quotidiana
Le foglie che
calpesto
mi perforano
Ammalarsi è sognare
l'utero |
Rua
de comércio
Sou poeta da
cidade magra
da cidade que não
caminha
sou dessa planicidade
sou da violência das vidas
poeta da cidade que afunda casas
e pessoas
sou da puta da cidade que só tem
superfície
amanheço todo
dia nua e estreita
como uma rua de comércio |
Strada
Sono poeta della
città magra
della città che non
cammina
sono di questa piattezza di città
sono della violenza delle vite
poeta della città che affonda case
e persone
sono della puttana di città che solo ha
superficie
mi sveglio ogni
giorno nuda e stretta
come una strada commerciale |
O
silêncio desta noite
rói de solidão
toda poesia
não comporei
nenhum verso solene
não comporei |
Il silenzio di questa notte
rode di solitudine
ogni poesia
non comporrò nessun
verso solenne
non comporrò |
Profano
as coisas
Profano as coisas
por amor
crio rachaduras
invento olhos e palavras
dentro de mim as coisas não sobrevivem
grudam desesperadas no muro
e rudes
no tempo
rabiscam formas
de lucidez |
Profano le cose
Profano le cose per
amore
creo spaccature
invento occhi e parole
dentro di me le cose non sopravvivono
si attaccano disperate al muro
e rudi
nel tempo
scarabocchiano forme
di lucidità |
O
mar e o brejo
Para Gladys
Não é no mar
que deponho as redes,
não é âncora
o maciço do mar
O mar não projeta o gesso das urnas,
o mar rasga as cicatrizes
corrói as agulhas
Não conhece
demora o mar
Não foi olhando
o mar que aprendi a
[ a retalhar as palavras
no silêncio pesado da casa,
cavocando na cidade
as doenças do charco,
sonhando cemitérios menores para sofrear a evasão
das coisas
da seiva
Buracos que as
goteiras afundavam
e o chão acalentava como uma coisa que
[ se deve inchar,
que deve por destino absorver o brejo
Por isso estou
diante do mar como quem tem medo
como quem engole com pressa os remendos
as pedras
os estiletes que o mar no seu movimento corrói |
Lo stagno e il mare
Per Gladys
Non è in mare che
depongo le reti,
non è àncora
il denso del mare
Il mare non progetta il gesso delle urne,
il mare lacera le cicatrici
corrode gli aghi
Non conosce indugio
il mare
Non è stato
guardando il mare che ho imparato
[ a ritagliare le parole
nel silenzio duro della casa,
scavando in città
le malattie dello stagno,
sognando cimiteri più piccoli per frenare l'evasione
delle cose
del sangue
Crepe che le grondaie
affondavano
e il suolo cullava come una cosa che
[ si deve gonfiare,
che deve per destino assorbire la palude
Per questo dinnanzi
al mare sto come chi ha paura
come chi ingoia in fretta i rattoppi
i sassi
gli stiletti che il mare nel suo movimento corrode |
Pedaços
Estou
estilhaçada
silêncios saem da boca
mansos
estava desenhando
palavras
perdi o jeito de amanhecer
tenho tantos
pedaços
que sou quase infinita |
Pezzi
Sono frantumata
silenzi escono dalla bocca
tenui,
stavo disegnando
parole,
ho perso il modo di destarmi
sono in tanti pezzi
da essere quasi infinita |
Explicação
desnecessária
Não é triste o
poema
não é triste o poeta
triste é o mundo
o mundo é que é triste |
Spiegazione inutile
Non è triste la
poesia
non è triste il poeta
triste è il mondo
è il mondo che è triste |
Prefazione
Una
morte attraversa la prima sezione, italiana, di queste poesie: una morte paradigmatica
come solo può esserlo la morte di un padre. Lo sguardo si alza allora attonito sulle cose
che appaiono per contrasto gonfie di vita, antropomorfizzate, dove i tralci sognano
grappoli e i campi gravidi di pioggia scoppiano come seni di donna. Tutto luniverso
partecipa di questa rinascita, mentre una pietà universale investe uomini (1uomo
del pullman) e bestie (i polli del mercato).
Quando, peraltro, nella seconda sezione, la
scrittura riprende il ritmo binario, di bilinguismo portoghese-italiano, la poesia
acquista colori di malattia, con versi folgoranti quali rivelazioni ("ammalarsi e
sognare 1utero"). È come se, col ritorno alla lingua materna, al rimpianto per
chi non e più, rimasto fissato ad un gesto (il padre che pota la pergola), si associasse
allora acuta la nostalgia per un paese lasciato, immutabile nel ricordo ("si impara
la morte in un paese perpetuo?"). Il duplice registro favorisce lautoanalisi,
lo scavo entro se stessi, la confessione ("profano le cose per amore", "la
mia poesia non dice nulla").
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foto di copertina, Franco Cecchin
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Geografie dombra. Il titolo è stato a
lungo discusso, meditato, comparato con altri titoli possibili, semplici varianti di
questo che ha finito per imporsi. Brasiliana di nascita, italiana per acclimatazione e
scelta, Vera Lucia de Oliveira ha il privilegio e la croce di essere bilingue. Il
privilegio perché la diglossia o, addirittura, per quanto possibile, il plurilinguismo,
amplia la cosmovisione di chi scrive, ne estende la gamma coloristica e musicale. Ma anche
la croce: perché se chi è bilingue ha due cuori, e pur vero che, ogniqualvolta è
obbligato a scegliere una delle due valenze espressive, avverte nel suo intimo come una
mutilazione: mutilazione di unintera fascia di senso e di sopra-senso, legata
allaffettività, al peso semantico di un vocabolo, di un ipocoristico, di un
suono-senso non trasferibile in un altro sistema linguistico. Ha scritto Vera in una
lettera testimonianza: "Ci sono cose che forse non riuscirò mai ad esprimere in
italiano. Certe poesie, neppure cerco di tradurmele: è possibile, al limite, tradurre la
forma, ma esiste pur sempre un contenuto culturale intrasponibile. Al mio orecchio, la
poesia italiana, come del resto la lingua, suona sempre aulica, di unottava più
alta di quanto non la vorrei. Forse perché determinate cose gli italiani usano dirle solo
col dialetto, ciascuno col suo dialetto". E è qui che Vera, nata in Brasile, ma
maturata anche poeticamente in Italia, dimostra di aver cessato di essere straniera: di
aver anzi saputo captare, con la sua sensibilità straniata, il vero problema di
unespressione italiana che solo oggi forse sta facendosi nazionale.
All’origine, per Vera Lucia
de Oliveira, c’era e c’è il suo portoghese nativo di espressione
brasiliana: una lingua che, se pur diffusa in un paese grande come un
continente, non ha avuto, per ragioni storiche, sensibili differenziazioni
verticali, semmai solo differenziazioni dialettali, per classi sociali,
socioletti. In portoghese, le poesie di Vera hanno una compattezza ed un nitore
di chi e nato poeta, ma anche lo è diventato ascoltando i grandi modelli di un
passato recente anche se già mitizzato: con paradigmi in Carlos Drummond de
Andrade e, soprattutto, per affinità esistenziali, in Murilo Mendes, il grande
poeta brasiliano, divenuto in Italia, a Roma, anche poeta italiano, autore di quellIpotesi
che fu una delle rivelazioni dei nostri anni Settanta. Con la sua fresca
autentica poesia bilingue, di sradicata e di neofita, Vera Lucia de Oliveira è
entrata un giorno nella mia vita nel nome di Murilo Mendes. E oggi io non esito
a credere che da lassù, dall’empireo dei poeti da cui ci guarda, Murilo
consente con un sorriso alla sua poesia.
Luciana Stegagno Picchio,
Roma, 10 giugno 1989
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Luciana Stegagno Picchio
e
Vera Lúcia de Oliveira
Roma, 2003 |
Nel
2019, per la collana
32 coleção (Brasil e Argentina. Latinoamérica)
è stato pubblicato
"Geografias de sombra"
Vera Lúcia de Oliveira
32 pagine, con le poesie in portoghese di
"Geografie d'ombra"
Sangre Editorial
sangreeditorial@gmail.com
@sangreeditorial, 2019
Belo Horizonte, 2019
Buenos Aires, 2019 |
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Recensioni:
José Saramago, 1992;
Oreste Macrì, 1992; Manuel
Ferreira, 1992; Paolo Ruffilli, 1992; Carlos Nejar, Lêdo
Ivo, Fàbio Lucas, José Paulo Paes e Moacyr Scliar
(in Istrumento Critico - Revista de Estudos Linguísticos e Literários,
Universidade Federal de Rondônia, Vilhena, Brasile, 11/1999, n.2);
Antônio Lázaro de Almeida
Prado, "Vera Lux: Vera Lucia", in A
Voz da Terra, Assis - São Paulo, 03/02/1990, p.2; Giulia Ivanov,
"Geografie d'ombra di Vera de Oliveira", in Il Corriere dell'Umbria, Perugia, 14/03/1990;
Manoel de Barros,
in Istrumento Critico - Revista de Estudos Linguísticos e Literários,
Universidade Federal de Rondônia, Vilhena, Brasile, 11/1999, n.2, p.223;
Anna Maria Farabbi,
"Geografie d'Ombra", in Noi
Donne, Roma, 06-07-08/1990, p.14; Adriana Notte, "La purità
poetica di Vera Lúcia de Oliveira", in Rivista Porto
Franco, anno II, n°.6, Taranto, 11-12/1990, p.22;
Marige Quirino Marchini,
"A lingua italiana, uma longa paixão", in Linguagem viva,
Brasile, 06/04/1992, p.6;
Barbara Spaggiari,
"Uma poetisa brasileira na Itália: Vera Lúcia de Oliveira", in
Letras & Letras, Lisboa, 6/02/1991, p.14; Jorge Tufic, "La poesia si
lacera", in Amazonas em Tempo,
Manaus, 06/02/1991; Raquel Villardi, "Para além do país impossível",
in Quaderni Ibero-americani,
Torino, n°. 72, 1992, pp.746-47; Rosa Correia, "Uma poetisa de duas
Geo-grafias", in Boca
Bilingue, Istituto di Cultura dell'Ambasciata di Spagna, Lisboa, 1993,
pp.16-23; id., "Vera Lúcia de Oliveira: Unha poetisa de dúas ‘Xeo-grafías’",
in Rivista Festa da Palavra
Silenciada, n°.10, Vigo-Galicia, 1994, pp.121-124; Lídia A. Pereira
da Silva, "Uma Poetisa Bilingüe", in Cidade
de Itapira, 30/01/1994.
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Claudio Maccherani)
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