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quanto
era bello il mare azzurro d’estate il vento
fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole
poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire
come se si fossero pentite della loro felicità |
dalla
finestra sentiva il rumore del vento
la vita nel ventre pulsava
i rami sul vetro come unghie
appuntite laceravano la luce
convocavano Dio per vedere
la carne quando è sola |
non
aveva vissuto abbastanza?
ora basta voleva morire nessuno
dovrebbe attendere tanto la morte
nessuno dovrebbe contare i minuti
fra fitte più fonde che strappano
alla vita decente che differenza
c’era fra lui e il letto se non
che lui sentiva il dolore? |
diceva
che la vita era bella se presa a piccole dosi
ogni giorno una piccola fiammella che stai lì a soffiare
può darsi che nemmeno Dio si accorga
che sei viva e ti risparmi la morte |
aveva
una gamba che non ubbidiva più
una gamba malata, non lei, la gamba
sicché la sua anima era un maratoneta
la sua anima scorrazzava ovunque
questo era il suo dolore, che l’anima
era finita per zoppicare anche a furia
di trascinarsi il corpo come un peso morto |
sui
rami spezzati
come dita
senza unghie
mi ero messa senz'armi
il vento malato
staccava foglie dal tronco
scorticava la ferita
mi ero messa in quel
preciso punto
in quell'accanimento
con le parole in bocca
senza saperne il senso |
IL
CUORE CHE PRECIPITA NEL VUOTO
annaffiare
l'odio lucidarlo
carezzarlo
cullarlo nel corpo
Vera Lúcia de
Oliveira
La
luce urta i corpi che preferiscono starsene in disparte, lontani dalla
vita rumorosa e, a volte, persino dagli affetti, nascosti da tutto e da
tutti, in penombra, come se il cuore precipitasse nel vuoto. Quanto dolore
e odio può contenere una simile rinuncia? Poesia che dà voce all’anima
delle cose, all’amore «che si fa muro», come se vivere e voler bene
fosse troppo difficile o, meglio, qualcosa che allontana dal nucleo
essenziale, quello infinito che precede e segue la vita.
La
carne senza spirito, la carne quando è sola, appunto, ultima
raccolta poetica
di Vera Lúcia de Oliveira che
si stacca dai suoi precedenti libri, come riassumendoli tutti e allargando
lo sguardo sugli esseri viventi e sugli animali, sul dolore del cosmo e le
ferite (le passioni) del corpo.
Poesia
spirituale anche in assenza di Dio, della fede, ma qui occorre chiarire la
struttura poetica di questo libro: è una storia in versi, un flusso
intensissimo di grumi narrativi che tracciano un mondo particolare, con i
suoi luoghi e panorami, case e personaggi, convinzioni e speranze. |
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tramonto sul Trasimeno (foto Claudio Maccherani,
1991) |
A
parlare sono i tanti protagonisti di queste vicende, con le loro paure e
manie, uomini e donne, anziani e malati. Non si sa di che parte del
pianeta, in che tempo storico. È qualcosa di ancestrale, un mondo antico
legato alle nostre origini, all’immaginazione, eppure saldamente
congiunto al presente, qualcosa che parla di altri per parlare di noi,
come se la visione del baratro, qui messa a fuoco verso dopo verso, ci
fosse preclusa.
La sofferenza e la morte spazzate sotto il tappeto, nel
nostro mondo mediatico, forzatamente gaudente. Qui il dolore, al
contrario, osserva il mondo con «occhi di odio», si riprende la
rivincita e parla di se stesso: non si nasconde, non s’imbelletta, dà
all'esistenza un taglio obliquo e respingente, al quale non siamo affatto
abituati. Mescola la vita alla morte, all'attesa, all’assenza, al parto,
alla sofferenza, al vuoto esistenziale e il corpo lo si trascina «come un
peso morto».
Rarissimo
scrivere con tanto coraggio: senza pudore né trucchi, lasciare liberi il
dolore e l'odio di esprimersi, di raccontare il mondo dal loro punto di
vista e per questo si pensa allo scandaloso ma grandissimo Céline
di Morte a credito, e Da un castello all'altro, all’Antologia
di Spoon River di Edgar Lee Master. Nei testi poetici di La carne
quando è sola il vivere è percepito come vanità, come vizio
consustanziale all’uomo, qualcosa di ridicolo che si porta dietro fino
alla morte, alla lapide con foto e riassunto bio-bibliografico. Non come
gli animali che vanno a morire lontano, «si accucciano non si fanno
vedere/ nascondono agli altri il dolore». I densi spaccati narrativi
di Vera Lúcia de Oliveira provengono da un mondo che rifiuta tutto
questo, non riesce né vuole prendersi in giro. Un mondo «a parte»,
spietatamente sincero, duro e tenero allo stesso tempo, affollato di gente
che soffre senza vergogna, discute, ricorda, impreca. Singoli individui
che prendono la parola e narrano in versi la loro umile storia, il male di
vivere che si ripercuote persino sulle cose, sugli alberi, sulla natura.
Libro
scritto direttamente in italiano da una brasiliana, forse questo spiega
alcune significative peculiarità. Per esempio la geografia misteriosa, la
coralità dei personaggi che ricorda le storie di João Guimarães Rosa e
il linguaggio franto ed essenziale, che ha assorbito la lezione di
Giuseppe Ungaretti e di Sandro Penna (qui ricordato in alcuni versi) e del
connazionale Lêdo Ivo, così attento e partecipe al dolore degli umili.
La
carne quando è sola di Vera Lúcia de Oliveira affascina e percuote
all’interno il lettore, per via delle ferite che mostra, per il dolore
cosmico e leopardiano - così pieno di dubbi e di domande - e il vuoto che
racchiude («il cuore si era precipitato/ aveva riversato sul corpo/ il
dolore di ogni organo/ ora martellava/ per riempire il vuoto»), per via
della sua tenera voce che senza sosta dialoga sul significato della
nascita e della morte, dell’odio e dell’amore. Dell’anima e del
corpo.
Alessio
Brandolini
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La
carne
quando è sola è un libro potente e intenso scritto da una poetessa
brasiliana che insegna in Italia (un raro caso di bilinguismo poetico
perfetto) e che sapientemente mescola due tradizioni culturali opposte:
quella della poesia del corpo e del suo scontro-incontro con la vita, e
quella animata dalla sempre affiorante idea di un oltre-vita percepito
come contraddittorio e sfuggente.
Vera Lúcia de Oliveira lascia parlare diverse personae (una terza persona
alternata a un io ora maschile, ora femminile) che mai si impastano
davvero con i fatti minuti della realtà riuscendo invece a distaccarsene
per giungere a considerazioni generali spesso gnomiche e filosofiche
(sulla transitorietà del nostro passaggio terreno, sul desiderio che lo
anima e sulla sempre presente percezione di una mancanza) compensate da un
inesausto bisogno di ricerca di senso (di cos’altro deve in fondo
parlare un poeta?) che si materializza in urli rochi e lamenti sottili,
piccole particelle di consapevolezza che ostacolano e contengono la
disillusione o il grado zero della speranza (forse la cifra della
raccolta) mediante il riconoscimento del valore epigrafico delle parole
poetiche, guizzi semivivi del linguaggio divenuto il segno di una evidenza
ormai accettata.
Alessandro
Polcri |
Recensioni:
Alessio Brandolini, 12/04/2011; Davide Rondoni, "Mappe
di poesia autentica", in "Il Sole 24 Ore",
12/04/2011; Costanza Bucci, "La carne quando è sola di Vera Lúcia
de Oliveira", in "Critica Letteraria", 19/05/2011; Enrico
Minardi, "Ridefinire il 'genere':
ipotesi sulla poesia femminile italiana contemporanea" in Italian
Poetry Review, Anno 2010 - N. 5; Sebastiano
Aglieco, "La carne quando è sola", in "Samgha",
giugno 2011; Paolo Polvani, "La carne quando è sola", in
"La Recherche", 01/07/2011 e anticipazione in "La
scrittura meridiana", 03/10/2009; Narda Fattori, "La
carne quando è sola", in "VDBD-Viadellebelledonne",
blog letterario collettivo, 24/08/2011; Antonella Giacon, "lacarnequandoèsola",
26/11/2011, in "El Ghibli", rivista online di letteratura
della migrazione, anno 8, n.33, settembre 2011; Raffaele Taddeo,
"lacarnequandoèsola", 26/11/2011, in "El Ghibli",
rivista online di letteratura della migrazione, anno 8, n.33, settembre
2011; Antonella Di Nobile, "L’infinito movimento circolare
della vita in La carne quando è sola di Vera Lúcia de Oliveira",
in "Fili d'Aquilone", n.43, luglio/settembre 2016.
Recensioni >>
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un
estratto del libro è pubblicato in "La carne quando è sola",
Penultimo orizzonte, 6 maggio 2013:
http://penultimoorizzonte.wordpress.com/2013/05/06/
poesie-dal-libro-la-carne-quando-e-sola-firenze-societa-editrice-fiorentina-2011-di-vera-lucia-de-oliveira/
(non più online) |
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Incontro
con Vera L: con
Martha Canfield, Michela Graziani e Giuseppina Caramella; Palazzo
Brunelleschi, Firenze, 26 febbraio 2013
Incontro >>
Filmato
incontro >>
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Centro Studi
Sara Valesio
IPR - Italian Poetry Review
Ungarettiana
Premio internazionale di poesia "Piero Alinari" |
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(by
Claudio Maccherani)
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